Allora io
Nasce a Trieste il 14 luglio 1930 da madre sarda e padre veneto. La famiglia è composta da cinque figli di cui è il quartogenito. In seguito alla separazione dei genitori, acquisirà altri due fratelli che collaboreranno nei campi musicale e cinematografico in alcune fasi della sua carriera.
Dopo il liceo classico ed alcuni anni nella facoltà di giurisprudenza, vince una borsa di studio all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica del critico Silvio D’Amico e decide per la carriera artistica in teatro trasferendosi a Roma. Nel triennio 1952/54 avrà in Accademia come compagni di studio gli attori Franco Graziosi, Warner Bentivegna, Mico Cundari, Ileana Ghione, Glauco Mauri, Franca Nuti, Monica Vitti, Luigi Vannucchi, Giamberto Marcolin e i futuri registi Edmo Fenoglio, Davide Montemurri, Luca Ronconi. I suoi maestri saranno Sergio Tofano, Orazio Costa, Silvio D’Amico, Wanda Capodaglio.
Ancora studente, debutta in teatro al Manzoni di Milano nello spettacolo I dialoghi delle carmelitane di Bernanos con la regia di Orazio Costa. Frequenta a Roma il Teatro delle Arti dove Costa mette in scena vari lavori.
Si diploma nel 1954 e nel giugno dello stesso anno firma il suo primo contratto teatrale con la compagnia di Vittorio Gassman: recita in Kean (1954) e in Edipo Re (1955).
Tra il giugno e il settembre del 1955, sotto la direzione dell’impresario Lucio Ardenzi, è chiamato a far parte della Compagnia teatrale italiana destinata a compiere una trasferta in Sudamerica per allestire spettacoli in Brasile, in Uruguay e in Argentina, portando in giro un repertorio di classici e novità italiane. I nomi in ditta sono Renzo Ricci, Eva Magni, Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi. I giovani attori della Compagnia sono Tino Buazzelli, Glauco Mauri, Luigi Vannucchi, Davide Montemurri, Franca Nuti, Bianca Toccafondi.
Al suo rientro in Italia, è di nuovo nella compagnia di Gassman per partecipare all’applauditissima tournée teatrale di Amleto, apparendo anche nell’edizione televisiva poiché l’opera, la prima versione completa in Italia, viene trasmessa dalla Rai.
Negli anni 1956/57 lavora con La Compagnia dei Giovani (G.De Lullo, R.Falk, A.M.Guarnieri , R.Valli) ricoprendo un ruolo brillante nella commedia di Diego Fabbri La bugiarda (1956) e un ruolo di supporto nel bellissimo e toccante spettacolo ll Diario di Anna Frank (1957 ) di Goodrich e Hackett, che ottiene un successo clamoroso con moltissime repliche, premi vinti e fortunate tournées all’estero. Da buon caratterista, dotato oltretutto di un’ottima voce tenorile, trova giusti ruoli anche nella commedia musicale: partecipa ad una tournée nel cast di Irma la dolce (1958), diretto da Gassmann, con Anna Maria Ferrero, Alberto Bonucci, Carlo Hintermann, Gianni Bonagura e Andrea Bosic.
Nel 1959 riceve il Premio San Genesio, il suo primo riconoscimento artistico per la caratterizzazione maschile nella commedia I diari di Pier Benedetto Bertoli. Nella stagione teatrale 1961/1962 lavora a fianco di Ornella Vanoni, Paolo Ferrari e Paolo Carlini nella commedia di M. Achard L’idiota, messa in scena da Silverio Blasi, con unanime consenso di pubblico e di critica. La Vanoni riceve il premio san Genesio come miglior attrice.
Il 30 dicembre 1961 si sposa a Firenze con Maria Luisa Rado, triestina, che sarà sua collaboratrice come scenografa in alcune fasi della sua carriera. La coppia avrà due figli, Anna e Giovanni. Il matrimonio durerà più di cinquant’anni, ma la vita famigliare sarà tragicamente segnata nel 1989 dalla perdita in un incidente d’auto della figlia Anna.
Nel 1964 viene scritturato dal Teatro Stabile dell’Aquila come interprete nella commedia di Pirandello L’uomo la bestia e la virtù con Achille Millo e Claudia Giannotti e nel dramma di Ignazio Silone Ed egli si nascose.
Il 1965 è l’anno in cui dà vita al personaggio televisivo per il quale sarà identificato per molto tempo: celeberrima rimane infatti la sua interpretazione dell’ispettore Lucas nella serie TV Le inchieste del commissario Maigret, a fianco di Gino Cervi con la regia di Mario Landi. Giudicato ineguagliabile dallo stesso Simenon, lo sceneggiato ha un tale successo da indurre la RAI a produrre diversi episodi che andranno in onda negli anni successivi (1966, 1968 e 1972).
Il 1967 segna invece l’anno del suo esordio cinematografico con Le due facce del dollaro di R.Bianchi Montero.
Da allora l’attore si alternerà tra piccolo e grande schermo. Sono circa 70 gli sceneggiati televisivi ed episodi di varie serie a cui partecipa: da Piccolo mondo antico (1957) e Ultima Boheme di Blasi (1957) alla produzione TV Puccini con Alberto Lionello, per la regia di S.Bolchi, nel ruolo di Giuseppe Giacosa (1973) a Anna Kulishoff di R.Guicciardini (1981) a La Coscienza di Zeno di S.Bolchi (1988). Girerà molti film di vario genere , soprattutto verso la fine degli anni ’60, ma anche negli anni ’70 e ’80, fino agli anni più recenti: è da ricordare la sua partecipazione in Good bye Mister Chips, di Herbert Ross (1969), Rosolino Paternò Soldato di Nanni Loy (1970), Peccato d’amore (1973) di Robert Bolt, La Pupa del Gangster di Giorgio Capitani (1975 – con Sofia Loren e Marcello Mastroianni), La Cicala di Alberto Lattuada (1980), La vera storia della Signora delle Camelie di M. Bolognini (1981 – in cui interpretava Dumas padre), La malattia del vivere, del fratello Marino Maranzana (1985), La Bohème di Luigi Comencini (1988), La Via degli Angeli di Pupi Avati (1999), Terapia Roosevelt di Vittorio Muscia (2006), L’uomo Nero di Sergio Rubini (2009).
Arrivano le sue prime significative esperienze di regia. In realtà, la sua prima in assoluto risale al 1957, a Trieste, con Agosto in città, adattamento di Le formiche di A.Nicolaj, in scena nei vicoli della Cittàvecchia con la partecipazione dei suoi abitanti: esempio di teatro innovativo per quel tempo che riscuote grande successo, in cui esordisce, con altrettanto successo, l’attore Omero Antonutti.
Nella stagione 1969/70 dirige ed interpreta in coppia con Renato de Carmine la commedia di Pirandello O di uno o di nessuno al Flaiano di Roma. Ancora nel 1970 mette in scena per il Festival di Spoleto, in prima mondiale, la commedia di Italo Svevo L’avventura di Maria, interpretata con successo dalla bravissima attrice Franca Nuti, che otterrà quell’anno il Premio San Genesio. Seguiranno altre importanti occasioni, nell’arco della sua vita, in cui Maranzana potrà esprimersi con competenza nel campo della regia.
Negli anni ’70 e ’80 svolge anche proficua attività di doppiaggio. Per la CVD lavora in film di registi del calibro di Visconti, Fellini, Kubrik, Antonioni, Mel Brooks: per esempio, presta la voce a Michael Bates in Arancia Meccanica di Stanley Kubric (1971); a Kenneth Mars nel ruolo del’ispettore Kemp in Frankenstein junior di Mel Brooks (1974); a Leonard Rossiter in quello del Capitano John Quin in Barry Lindon, ancora di Kubrick (1975); a Jim Dale nel film Elliott il drago invisibile (1977).
Nel 1974 Maranzana sostiene la parte di protagonista in una coproduzione italo-ungherese, insieme a Paola Pitagora, dal titolo Girasole (Napraforgó), telefilm tratto dal racconto dell’autore ungherese di Gyula Krudy e diretto da Gergely Horváth. Questo lavoro gli procurerà in Ungheria un’apprezzabile notorietà e la critica locale lo definirà come “tipica figura magiara”, tale è l’aderenza al personaggio. Viene trasmesso anche in Austria, in Romania, nella Repubblica democratica tedesca e su Rai due.
Ancora nel 1974, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti, allestisce a Milano per conto del Comune uno spettacolo che debutta con grande successo di pubblico al Teatro Nuovo. E’ dello stesso periodo Manzoni chi era costui?, dedicato al grande scrittore. Sono gli inizi, per Maranzana, dell’attività di autore teatrale.
Scriverà infatti, in seguito, numerose commedie, tre delle quali vincono importanti premi:
- il premio IDI come novità italiana per La malattia del vivere, esibizione di un medico dell’anima, sulla riforma sanitaria (1983);
- il premio Pirandello per Fuga a due voci, sul terrorismo (2008);
- il premio Betti per Esame di maturità, sulla riforma scolastica (2008).
In particolare, è il 1983 l’anno del suo vero debutto come autore teatrale, con il già citato La malattia del vivere, due anni dopo prodotto dalla RAI come film per la Mostra del Cinema di Venezia, con la regia del fratello Marino Maranzana.
Qualche anno prima, inoltre, nel 1977, aveva ottenuto ottime critiche mettendo in scena ed interpretando la figura del poeta Dino Campana, nel bellissimo testo Quasi un uomo dell’autore spagnolo Gabriel Cacho Millet. Il lavoro, che debutta nel Teatro degli Animosi a Marradi, paese natale del poeta, diventa oggetto di seminario all’Università di Roma e di rappresentazione a Parigi sotto gli auspici dell’Unesco, entrando poi nel circuito nazionale. Nel 1989 viene riproposto anche al Teatro Ghione.
Dopo molteplici esperienze radiofoniche, nel 1975 è animatore protagonista della popolare rubrica mattutina Voi e io, nella quale si sono avvicendati i nomi più significativi del teatro italiano. Saranno oltre la trentina le commedie e le tramissioni culturali a cui parteciperà alla radio, come autore e conduttore.
I primi anni ’80 segnano un importante salto di qualità anche nella sua carriera teatrale: viene scritturato dal Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia per le stagioni 1981/82 e 1982/83 per interpretare ruoli di primo piano. In Das Kapital , interessante testo di Curzio Malaparte proposto e riadattato da lui stesso, Maranzana è un Carlo Marx in pantofole, esule a Londra assieme alla moglie, che si dibatte fra mille guai, problemi economici e la grave malattia della figlia; in L’affare Danton, diretto dal grande regista Andrej Wajda, interpreta il personaggio di Danton nello scontro con Robespierre, con il fine principale dello studio dei comportamenti di questi due personaggi storici; in Bouvard et Pecuchet da G.Flaubert copre il ruolo di Bouvard. Nel 1983 conclude la sua collaborazione con lo Stabile dopo aver allestito una divertentissima commedia in dialetto triestino di Italo Svevo, Conzai per le feste, in cui, divertente e divertito, in vestaglia azzurra e pantofole rosa, sostiene un ruolo femminile. Questo spettacolo ha presso il pubblico triestino un enorme successo. Anche la figlia di Italo Svevo, Letizia Fonda Savio, presente in platea, si dichiara entusiasta e convinta che il padre avrebbe apprezzato molto la rappresentazione.
Dalla seconda metà degli anni ’80, Maranzana ha con il Teatro Ghione un’intensa collaborazione: è regista ed interprete de Il Gabbiano di A.Cechov (1985/86), del già citato Quasi un uomo di G.Cacho Millet (1988/89) e de Play Strindberg di F.Durremnatt (1984/85); interprete in L’avventura di Maria di I.Svevo (1985/86) e, di nuovo, in L’uomo la bestia e la virtù di L.Pirandello (1988/89) e in Così è (se vi pare) di L.Pirandello (1989/90). Di questi anni è anche il suo testo Dramatis persona in persona (1988), da lui diretto ed interpretato: un ricordo in forma quasi biografica, dell’opera di saggista, critico, traduttore e scrittore di Gerardo Guerrieri, scomparso qualche anno prima. Ed anche I giorni del no, dedicato alla vicenda Moro, in cui mette in risalto il dramma e la solitudine umana e politica dello statista assassinato dalle Brigate Rosse (1986).
Anche gli anni ’90 sono intensissimi teatralmente parlando e interpreta con successo ruoli in Molto rumore per nulla di W.Shakespeare (1991/92), La vedova scaltra di C.Goldoni (1992/93), Così è (se vi pare) di L.Pirandello (1994/95, 1995/96); John Gabriel Borckman di H.Ibsen, (1996/97) e I giganti della montagna di L.Pirandello (1999/2000). Di questi ultimi due ha curato anche la regia con Ileana Ghione.
Affascinato dall’opera di Carlo Goldoni, nel bicentenario dalla morte del commediografo (1993) scrive tre testi ispirati a Mémoires, in dialetto veneziano e rappresentati da regista interprete in Italia e all’estero: il lungo monologo Roma de’ Papi e de’ comedie. Come andare da Venezia a Parigi passando per Roma. Emigrazione di un commediografo gentiluomo (Roma, Montreal, Toronto), L’amico raguseo (Dubrovnik) e Ma vie n’est pas importante (Festival di Avignone).
Nell’estate romana del 1995 mette in scena Santa opera buffa, un testo ricavato dalla lettura degli atti di beatificazione di San Filippo Neri. Nel 1996 è diretto da Giorgio Strehler in L’anima buona di Sezuan, di B.Brecht, prima al Teatro Studio di Milano.
Oltre ai testi per il teatro, la radio e la televisione, Maranzana è anche scrittore di libri: nel 2002 viene pubblicato il suo Esilio infantile (GET Torino) in cui rievoca con commozione l’infanzia e l’adolescenza nella sua Trieste attorno agli anni della Seconda Guerra Mondiale. Segue Trieste emigrata (Demetra Giunti, 2002).
Grande appassionato d’opera, nella stagione 2000/01 è interprete in Bella figlia dell’amore (Quartet) di R.Harwood, con Anna Proclemer, Lauretta Masiero e Mino Bellei, diretto da P. Rossi Gastaldi, ultima produzione di Lucio Ardenzi. Lo spettacolo ha grande successo nei maggiori teatri italiani.
Uomo di cultura, Maranzana si dedica con passione anche ad un’intensa attività di promozione culturale in Italia e all’estero, tenendo seminari all’università e lezioni-lettura sui grandi autori classici italiani e stranieri come interprete ed esperto di storia del teatro e dei classici della letteratura. Attività iniziata negli anni settanta e proseguita con l’intrattenersi costante di rapporti tra l’attore e le istituzioni culturali (scuole, Università, Circoli culturali, Istituti di cultura italiani all’estero).
Tra il resto segnaliamo:
Nel 2002 torna a recitare nella sua Trieste, al Politeama Rossetti, aprendo la stagione 2002/03 con una produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, Storie delle Maldobrie di Carpinteri & Faraguna, con Omero Antonutti, sotto la direzione di Antonio Calenda. Molto applaudita, nella stessa stagione, è anche la sua prova in La mostra, pluripremiato spettacolo scritto dal concittadino Claudio Magris per la regia di Antonio Calenda.
- nel 2004, in prima mondiale a Roma al Teatro Auditorium Parco della musica, Maranzana mette in scena, insieme agli alunni e gli insegnanti della Scuola Media ad indirizzo musicale G.Belli, uno spettacolo commemorativo nel giorno della memoria, dall’operetta Brundibar (Il suonatore di organetto) scritta da Hans Krasa nella fortezza di Terensinstadt prima di essere deportato insieme a centinaia di ebrei nel campo di Auschwitz;
- nel 2006, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, scrive e interpreta per la comunità italiana in Canada a Toronto, Ottawa e Montreal il testo Verdi, supremo anelito, con il patrocinio del Ministero degli Esteri in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia, dellIistituto di cultura italiana e del Centro scuola di cultura Cultura Italiana di Toronto, per la comunità italiana in Canada a Toronto, Ottawa e Montreal;
- nel 2006, riceve come riconoscimento per le sue attività artistiche e culturali l’onoreficenza di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana e, nello stesso anno, la consegna da parte di Trieste del Sigillo trecentesco della Città;
Nel 2007, ritorna a Milano e, al culmine della sua carriera, debutta in prima nazionale al Teatro Grassi come protagonista in un suo adattamento dal libro La fine è il mio inizio, di Tiziano Terzani, con la regia di Lamberto Puggelli. Sua è la parte di Terzani (straordinaria la sua somiglianza fisica con il giornalista scrittore), mentre quella del figlio Folco è di Roberto Andreoli, suo allievo alla Scuola del Piccolo: una relazione tra docente e allievo, simile a quella tra padre e figlio, che rende spontanea la relazione dei due attori in scena. Il lavoro viene presentato, tra gli altri, nei teatri di Genova, Venezia, Firenze e Catania, per tutta la stagione, e Maranzana si distingue come attore meritando il Premio Enriquez.
Nell’aprile del 2010 è ancora autore, regista ed interprete di Allora io, al Teatro Ghione, una specie di autobiografia che racconta, con umorismo e tenerezza, le tappe della sua carriera e raccoglie molti ricordi delle persone che hanno contato nella sua vita passata fuori e dentro il teatro: dalla famiglia, la sua Trieste, la propria vocazione; oltre ai maestri, gli amici-colleghi; ai ruoli sociali di figlio, marito, padre e finalmente nonno di Matteo e Matilda, due bambini musicalmente dotati che hanno aperto e chiuso, cantando, lo spettacolo.
Ancora nel 2010, all’età di 80 anni, partecipa agli eventi culturali in occasione dell’EXPO di Shangai mettendo in scena, con notevole successo internazionale, un testo da lui scritto per celebrare la figura di Matteo Ricci, dal titolo “Un gesuita alla corte imperiale, Matteo Ricci da Macerata a Pechino”, in cui recitano attori cinesi e italiani.
A dicembre 2011, all’inizio delle riprese, è nel cast della fiction per la RAI Un matrimonio, diretta da Pupi Avati. Ma l’attore muore l’11 gennaio 2012.